Data inizio
27 Nov 2020
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L’allevamento animale allo stato brado, ottimale in agricoltura biologica, può giovarsi molto, nella sua nutrizione e per il proprio benessere, delle componenti arboree. Francesca Pisseri, membro dell’Associazione Italiana di Agroecologia, medica veterinaria ad orientamento sistemico, omeopata e fitoterapeuta, che svolge attività di consulenza presso allevamenti con impostazione agro-ecologica e biologica, prevalentemente bradi e semi-bradi, ha al proposito pubblicato (assieme a Miriam Iacurto, ricercatore del CREA, e Giustino Mezzalira, direttore della sezione “Ricerca e gestioni agro-forestali” di Veneto Agricoltura) un interessante articolo sulle potenzialità dell’uso degli alberi consociato alla zootecnia. Lo studio parte dall’assunto che, nell’alimentazione degli animali, le componenti arboree possono dare un interessante contributo sia come apporto proteico che energetico, ma anche come apporto di macro e micro-elementi che sostengono le produzioni attraverso il miglioramento della salute e del benessere degli animali stessi.

I sistemi agroforestali che prevedono la presenza degli animali possono quindi contribuire ad aumentare l’efficienza delle risorse alimentari per gli animali allevati al pascolo ma anche per quelli allevati in un modo confinato rispettoso della loro etologia per un periodo della loro vita. Gli animali migliorano i sistemi forestali perché si crea un ciclo sinergico virtuoso che regola il ciclo del carbonio; infatti, in una metanalisi fatta da De Stefanis e Jacobson (2018), gli autori concludono che l’implementazione della gestione di foreste fa diminuire la sostanza organica solo negli strati superficiali, senza modificare il deposito in profondità, mentre l’immissione di alberi e arbusti nei pascoli e nelle praterie fa aumentare in modo significativo il carbonio stoccato sia nella parte superficiale che in quella profonda. In un lavoro francese (Cardinael et al. 2017) sono stati analizzati terreni provenienti da gestioni silvoarabili e silvopastorali; è risultato che la concentrazione di carbonio sequestrato era maggiore dove gli animali avevano pascolato per un effetto sinergico pascolo/albero e dove l’albero, a seguito della profondità delle radici, permette uno stoccaggio di carbonio a profondità maggiori rispetto alle piante erbacee. Aumentare lo stoccaggio del carbonio vuol dire aumentare la sostanza organica del suolo ed è una strategia vincente nella lotta ai cambianti climatici (Lal et al. 2004; Lorenz and Lal, 2014).

Le specie animali allevabili in sistemi agroforestali sono bovini, ovini, caprini, suini, equini, volatili da cortile, lagomorfi, facendo attenzione a scegliere una razza o una linea genetica che sia adatta al sistema che si intende implementare, alla gestione dei predatori, a un corretto carico animale per ettaro e ad una corretta gestione forestale che consenta agli alberi un’adeguata ripresa dopo i prelievi alimentari effettuati dagli animali ed eventuali danni a fusto, radici, rami dovuti al passaggio e/o al grattamento.

L’articolo completo si può scaricare QUI .

Fonte: Ruminantia