Data inizio
27 Apr 2020
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L'allevamento biologico con razze autoctone / locali garantisce mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici, preservando l'ambiente naturale e controllando nuove situazioni epidemiologiche. E’ quanto scrive il ricercatore Carmelo García Romero in un articolo pubblicato sulla rivista Ae 29 “Agroecologia e adattamento ai cambiamenti climatici”.

Il sistema di conduzione e la gestione del territorio che caratterizza l'allevamento biologico favoriscono una significativa riduzione degli input e un fabbisogno energetico inferiore che, assieme al riciclo di rifiuti solidi e liquidi (utilizzando tecniche di trattamento appropriate), volti a diffondere composti non inquinanti (eccellenti soppressori di agenti patogeni biotici), aiutano a ridurre i gas che generano l’effetto serra. Vengono così abbassati i valori di metano (NH4) e di ossido di carbonio (CO2), perchè la materia organica compostata e la copertura vegetale (biodiversità) conservano maggiori quantità di carbonio.

L'agricoltura biologica può, in linee generali, intrappolare tra il 15 e il 28% dell'anidride carbonica (CO2) nel suolo (3,7 Tm. CO2 / ha / anno), a seconda che venga utilizzato o meno il letame. In questo senso, con lo sviluppo del bestiame biologico è possibile recuperare la materia organica dei suoli e sequestrare così la CO2.

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Fonte: SEAE-Sociedad Española de Agricultura Ecológica