Data inizio
19 Mar 2020
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La valutazione degli impatti ambientali dell'agricoltura e dell'alimentazione è stata ampiamente studiata ed è oggetto di accesi dibattiti. Tuttavia, il metodo di analisi più ampiamente usato tende spesso a trascurare i principali fattori, come la biodiversità, la qualità del suolo, gli impatti dei pesticidi e i cambiamenti della società. Un ricercatore dell'INRAE e due colleghi svedesi e danesi scrivono sulla rivista Nature Sustainability che queste sviste possono portare a conclusioni errate nel confronto tra l'agricoltura convenzionale e quella biologica.

Il metodo più comune per valutare gli impatti ambientali dell'agricoltura e dell'alimentazione è il Life Cycle Assessment (LCA). Gli studi che utilizzano questo metodo a volte sostengono che l'agricoltura biologica è in realtà peggiore per il clima rispetto all'agricoltura convenzionale, perché ha rese più basse e quindi utilizza più terra per compensare questo aspetto. Un recente studio su Nature Communications ha ad esempio avanzato questa affermazione. Secondo però i ricercatori provenienti da Francia, Danimarca e Svezia, che presentano un'analisi critica di molti studi di LCA, questa applicazione del LCA è troppo semplicistica e tralascia alcuni dei principali vantaggi dell'agricoltura biologica.

In primo luogo, l'analisi dei ricercatori mostra che gli attuali studi relativi al LCA raramente tengono conto della biodiversità, che è di cruciale importanza per la salute e la resilienza degli ecosistemi.  Essa però sta diminuendo in tutto il mondo e l'agricoltura convenzionale intensiva ha dimostrato di essere uno dei principali motori di tendenze negative come il declino degli insetti e degli uccelli. L'agricoltura occupa oltre un terzo della superficie terrestre globale. Pertanto, qualsiasi legame tra perdite di biodiversità e agricoltura è estremamente importante. Studi precedenti hanno già dimostrato che i terreni gestiti biologicamente presentano livelli di biodiversità superiori di circa il 30% rispetto ai terreni gestiti in modo convenzionale. Inoltre, tra il 1990 e il 2015, l'uso di pesticidi in tutto il mondo è aumentato del 73% e i residui di pesticidi nei suoli e nell'acqua e negli alimenti possono essere dannosi per la salute umana, gli ecosistemi terrestri e acquatici, e causare perdite di biodiversità. L'agricoltura biologica vieta l'uso di pesticidi sintetici. Ma pochi studi di LCA spiegano questi effetti.

Inoltre, anche il degrado del territorio e la bassa qualità del suolo derivanti da una gestione insostenibile degli agroecosistemi sono un problema che, ancora una volta, viene raramente preso in considerazione negli studi di LCA. I benefici delle pratiche di agricoltura biologica come l'uso di rotazioni delle colture più diversificati e l'uso di fertilizzanti organici sono spesso trascurati negli studi di LCA.

Essenzialmente, l’LCA di solito valuta gli impatti ambientali per chilogrammo di prodotto. Ciò favorisce i sistemi convenzionali intensivi che possono avere un impatto minore per chilogrammo di prodotto, pur avendo un impatto maggiore per ettaro di terra. L'LCA ha dunque bisogno di un approccio più approfondito, considerando i processi ecologici, adattati alle caratteristiche del suolo, del clima e degli ecosistemi locali.

L'attuale metodologia e pratica del LCA semplicemente non è abbastanza buona per valutare sistemi agro-ecologici come l'agricoltura biologica. Deve pertanto essere migliorata e integrata con altri metodi di valutazione ambientale per ottenere un quadro più equilibrato e sostenere meglio il processo decisionale politico.

Fonte: INRAE