Data inizio
11 Mag 2016
Rassegna stampa

Si fa presto a dire biologico. Anche perché – a rigor di lemma- la biologia riguarda tutti gli esseri viventi: dunque anche piante ed animali ad uso alimentare. Non a caso gli anglosassoni usano il termine “agricoltura organica”. Definiscono così, più correttamente, quel metodo di coltivazione caratterizzato dall’impiego esclusivo – anziché di fertilizzanti ed antiparassitari chimici di sintesi-  di concimi organici e, come pesticidi, di preparazioni e predatori naturali dei funghi, batteri e insetti che provocano malattie nelle piante. L’agricoltura organica nasce ben prima della regolamentazione, negli anni ’90, a livello europeo, come risposta al degrado della fertilità del suolo e dell’ambiente, e alla continua erosione della biodiversità degli ecosistemi. Aveva ed ha un senso. Dunque non sorprende la crescita del settore, denota l’aumentata sensibilità del consumatore ma anche un’offerta sempre più importante e qualificata. Leggendo però i numeri, anche a livello internazionale, si tratta ancora di una nicchia, ben lontana dal soddisfare la domanda globale per “nutrire il pianeta”. Per questo avremo ancora bisogno di molta agricoltura “convenzionale” e anche biotecnologica. In fondo c’è solo un “tecno” di mezzo, ma sempre scienza è. Che va usata bene.

*Agroeconomista e presidente del centro agro-alimentare di Bologna

Il Giorno/Il Resto del Carlino/La Nazione, 11 maggio2016

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