Data inizio
29 Ago 2019
News

E’ un comparto in continua espansione quello della viticoltura biologica, cresciuto in un solo anno in Trentino ben del 20 per cento. I dati dell’Ufficio per le produzioni biologiche della Provincia autonoma di Trento parlano chiaro: la superficie del vigneto biologico a fine 2018 ammontava a 1162 ettari, 193 in più rispetto al 2017. Il punto è stato fatto alla Fondazione Edmund Mach, nell’ambito della tradizionale giornata tecnica dedicata alla viticoltura biologica dove sono stati presentati i principali risultati delle sperimentazioni con la visita alle prove nel campus di San Michele. Dall’incontro sono emersi buoni risultati raggiunti sia dalla sperimentazione sia da quanto attuato in campo dai viticoltori biologici riguardo la difesa da peronospora e oidio.

Ad aprire i lavori è stato il presidente FEM, Andrea Segrè. Segrè ha spiegato che la viticoltura ha fatto da pioniere nell'ambito della gestione biologica: quello che 15 anni fa poteva sembrare difficile, a volte anche impossibile, ora si è dimostrato che si può fare. “Con gestione agronomica oculata, scelta di varietà e luoghi vocati, bioagrofarmaci e confusione sessuale la viticoltura biologica è diventata una realtà per molti agricoltori. Questo è stato possibile grazie all'impegno e alla dedizione di molti tecnici e ricercatori: perché il progresso è sempre legato alla conoscenza. E la ricerca rimane sempre lo strumento chiave. Adesso c'è la sfida della sostituzione del rame, ma anche su questo solo la ricerca potrà e dovrà dare gli strumenti adatti”.
Nell’incontro si è parlato anche della qualità biologica del suolo (Marco Ippolito), dei gradi di stabilità del carbonio organico in suoli viticoli a diversa gestione (Raffaella Morelli), del rame (Cristina Micheloni), affrontando anche il tema delle prove in pieno campo per il controllo di peronospora e oidio (Luisa Mattedi); altro argomento, i controlli e la situazione fitosanitaria 2019 nelle aziende biologiche in Trentino (Roberto Lucin).

L’incontro di San Michele all’Adige rappresenta un appuntamento ormai fisso per viticoltori e tecnici che si occupano di biologico non solo del Trentino Alto Adige ma anche di altre regioni dell’Italia. Nel corso della giornata vengono infatti presentate le attività svolte dall’Unità Agricoltura Biologica della FEM in diversi ambiti della viticoltura, che quest’anno hanno interessato in particolare la gestione del suolo e le tecniche di difesa, senza trascurare le novità normative relative ai regolamenti europei che disciplinano il settore biologico. Le tematiche affrontate nelle prime due relazioni tecniche hanno riguardato gli effetti del sovescio sulla qualità biologica e sulla frazione di carbonio stabile del suolo. Queste sperimentazioni sono finalizzate alla diminuzione degli apporti esterni e alla conservazione della fertilità dei sistemi agricoli così come imposto dal Regolamento relativo alla produzione biologica.
Nel corso dell’incontro si è anche parlato di rame alla luce delle recenti limitazioni introdotte, che ne prevedono un impiego massimo di 28 kg/ha in 7 anni, quindi una media di 4 kg/ha annuali. Nell’ultimo anno diversi prodotti alternativi al rame sono stati proposti per l’inclusione nel regolamento europeo, tuttavia nessuno ha mostrato potenzialità tali da rappresentare un valido sostituto del rame stesso. In questa prospettiva, si configurano come strettamente necessarie sperimentazioni atte a scongiurare una sua ulteriore riduzione o un suo completo abbandono ma che prevedano la riduzione dei dosaggi impiegati. Su questo punto sono state illustrate le prove condotte in vigneto per la difesa da peronospora con bassi dosaggi di rame e sostanze alternative per cercare di ottimizzarne l’efficacia e diminuirne gli apporti annuali. Sono state presentate inoltre prove relative al controllo dell’oidio con zolfi e prodotti alternativi.

Fonte: Fondazione E. Mach

Luogo
Trentino