Tipo istituzione
C.R.A.

Direttore - Guido Cipriani

Via Fioranello, 52 - 00134 - ROMA

Telefono
+39-06-7934811
Fax
+39-06-79340158
Curriculum

Storia:
Il Centro di Ricerca per la Frutticoltura di Roma nasce a Roma come Istituto di Frutticoltura e di Elettrogenetica nel 1927. Primo presidente è stato il prof. Mario Ferraguti, antesignano della frutticoltura ad alta densità (all’epoca fece scalpore la sua pubblicazione “Il pero: 2000 piante ad ettaro”) e primo direttore il prof. Alberto Pirovano, già allora celebre per aver costituito l’uva Italia e molte altre varietà ampiamente coltivate in Italia e nel mondo nonché per gli studi di mutagenesi indotta con l’applicazione dei campi magnetici. Nel 1955 l’Istituto fu trasferito dalla località Grottarossa, a Nord di Roma, a Fiorano, a Sud di Roma, nella campagna romana che oggi fa parte del Parco Regionale dell’Appia Antica. La legge di riforma delle strutture di ricerca dell’allora Ministero dell’Agricoltura e Foreste, 1318/67, alla cui stesura ha contribuito anche il prof. Filippo Lalatta, subentrato come direttore al prof. Pirovano nel 1961, ha istituito l’Istituto Sperimentale per la Frutticoltura di Roma, integrandolo con tre Sezioni periferiche a Trento, Forlì e Caserta. Le Sezioni di Forlì e Caserta hanno assorbito, rispettivamente, il Laboratorio di Chimica Agraria e l’Istituto Zootecnico per il Mezzogiorno, mentre Trento è stata istituita ex novo. Durante le direzioni dei professori Edoardo Banzanti (1971-1978) e Carlo Fideghelli (1978-2008), l’Istituto ha costruito una nuova sede della Sezione di Forlì nella nuova azienda sperimentale di 40 ettari alle porte della città, ha ristrutturato la sede in Caserta e ha acquisito una nuova azienda di 25 ettari per l’attività sperimentale, ha ampliato l’azienda sperimentale di Roma dai 20 ettari iniziali a 66 ettari, 30 dei quali riservati al Centro Nazionale del Germoplasma Frutticolo. L’ultima riforma del 1999 ha istituito il Consiglio per la Ricerca in Agricoltura che ha riunito in un unico ente la struttura di ricerca del Ministero e l’Istituto Sperimentale per la Frutticoltura è diventato il Centro di Ricerca per la Frutticoltura unica sede in Roma, avendo abolito la Sezione di Trento e trasformato le Sezioni di Forlì e Caserta in Unità di Ricerca per la Frutticoltura, autonome da Roma dal punto di vista scientifico.

Missione:
Il Centro di ricerca per la frutticoltura di Roma (CRA-FRU), afferente Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura (CRA). Sviluppa studi di genetica, piani di miglioramento genetico e selezione varietale con metodologie convenzionali e innovative per le specie frutticole (esclusi agrumi). Collabora con il Centro di ricerca per la genomica e la postgenomica animale e vegetale per l’identificazione e la caratterizzazione di geni utili (coinvolti nella maturazione del frutto, nella resistenza a malattie e stress, nelle proprietà nutrizionali) e per lo sviluppo di metodologie biomolecolari di supporto al miglioramento genetico. Studia le tecniche di propagazione delle specie da frutto e la selezione dei portainnesti con particolare riferimento alla compatibilità, agli aspetti sanitari e all’adattamento ambientale. Studia le tecniche colturali dei fruttiferi con attenzione particolare agli aspetti agronomici della difesa integrata delle colture. Il Centro cura il mantenimento e l’aggiornamento delle collezioni di germoplasma frutticolo finalizzate alla conservazione della diversità genetica e alla sua valorizzazione.

Le strutture
Azienda Agraria
La superficie totale occupata dal Centro è di circa 66 ettari, tutti contigui. La parte più vecchia è nota come Appezzamento di Fiorano 1 che occupa poco più di 19 ettari, a cui si sono aggiunti, nel tempo, l’Appezzamento Fiorano 2, di circa 16 ettari, e l’Appezzamento RGV-FAO di poco più di 30 ettari. Nell’insieme dei tre appezzamenti sono coltivate le seguenti specie (tra parentesi la percentuale della superficie): actinidia ( 3.89%); albicocco (3.28%); ciliegio (4.65%); pesco (19.22%); susino (3.30%); melo (3.90%); pero (5.33%); mandorlo (0.61%); nocciolo (1.22%); noce (0.15%); pecan (0.61%); pistacchio (0.46%); mirtillo (0.46%); olivello spinoso (1.17%); lampone (0.21%); fejioia (0.46%); uva da tavola (0.76%). Inoltre sono presenti un vivaio (0.46%); serre e ombrai (0.61%). La parte rimanente è costituita dai laboratori e uffici e dal terreno in riposo vegetativo.
I Laboratori
Colture in vitro e propagazione
Batteriologia
Analisi chimiche
Entomologia
Analisi pomologiche
Genetica e Biologia Molecolare

Attività:
Biologia
Ricerca e sperimentazione volta alla determinazione e alla valutazione delle caratteristiche nutrizionali della frutta di varietà commerciali e antiche - sia autoctone che di origine estera - di drupacee, pomacee, piccoli frutti, actinidia, melograno e fruttiferi in generale.
In particolare il Laboratorio svolge indagini mirate alla determinazione e all’identificazione del contenuto quali-quantitativo delle seguenti classi di composti aventi spiccate proprietà nutraceutiche e antiossidative:
principali acidi organici e solidi solubili mediante metodi titrimetrici e rifrattometrici;
polifenoli totali, antociani totali, clorofille e carotenoidi totali con metodi spettrofotometrici e fluorimetrici;
vitamina C e singoli composti fenolici (acidi idrossinnamici, flavan-3oli, flavonoli, antocianine, ecc.) mediante cromatografia in fase liquida ad alta risoluzione (HPLC).

Batteriologia
Caratterizzazione molecolare e fenotipica dei batteri fitopatogeni delle colture agricole con particolare riferimento ai fruttiferi
Messa a punto di protocolli per la diagnosi precoce dei batteri fitopatogeni in materiale di propagazione
Messa a punto di strategie di difesa in campo per il controllo dei batteri patogeni delle colture frutticole
Studi epidemiologici inerenti i batteri fitopatogeni dei fruttiferi

Colture in vitro
Caulogenesi da gemma ascellare e rizogenesi avventizia finalizzati alla definizione di protocolli di micropropagazione e caratterizzazione fisiologica, biochimica e molecolare dei processi
Caulogenesi avventizia da tessuto adulto finalizzati all’utilizzo dei sistemi rigenerativi per lo sfruttamento della variabilità somaclonale e per la ricombinazione genica ai fini del miglioramento genetico
Conservazione del germoplasma per la salvaguardia della biodiversita’ di specie da frutto, mediante “slow – growth” e crioconservazione e caratterizzazione molecolare dei processi e della stabilità genetica
Applicazione della coltura in vitro per la produzione e lo studio dei metaboliti secondari

Miglioramento Genetico
Sono state costituite oltre 160 cultivar di diverse specie frutticole: albicocco, ciliegio, fragola, lampone, melo, nespolo giapponese, pero, pesco e nettarine, susino (varietà e portinnesti), uva da tavola.
Diverse di queste cultivar hanno avuto ed hanno una rilevante importanza per la frutticoltura italiana e larga diffusione internazionale (fragola: Sugar Lia, Addie, Paros, Cesena, Queen Elisa, Onda; lampone: Erica; melo: Summerfree, Golden Orange, Forlady; pero: Precoce di Fiorano, Tosca, Carmen; pesco: Rome Star, Tirrenia, Romea, Sagittaria, Kalos 4, UFO 3, UFO 4; nettarine: Weinberger, Nectaross, Venus, Orion, Alitop; susino (portinnesti): Penta, Tetra; uva da tavola: Matilde).
Attualmente l’attività viene svolta principalmente su actinidia, per la produzione di nuove selezioni femminili a polpa gialla e verde, pesco per la produzione di nuove tipologie di frutto a bassa acidità e sanguigne, lampone, per la produzione di nuove varietà.

Genetica Molecolare
L’attività del gruppo è indirizzata allo studio del genoma delle specie arboree da frutto con particolare riferimento al pesco considerata la specie modello per la famiglia delle rosaceae.
In particolare, il gruppo in questi anni si è occupato dell’analisi strutturale del genoma e dello studio della variabilità all’interno del germoplasma di pesco al fine di individuare alleli utili nell’attività di miglioramento genetico. Lo studio comprende l’individuazione di marcatori molecolari, la loro localizzazione in mappe di associazione e la loro correlazione con caratteri che rivestono importanza agronomica come la resistenza alle malattie e la qualità del frutto. Recentemente il gruppo ha coordinato la partecipazione italiana al progetto internazionale di sequenziamento del genoma pesco (IPGI). Nell’ambito di questa iniziativa si è anche occupato della caratterizzazione molecolare mediante sequenziamento di nuova generazione (NGS) di 36 accessioni di Prunus consentendo l’individuazione di circa 1 milione di marcatori SNP distribuiti nel genoma. Attualmente l’obiettivo è quello di individuare una correlazione diretta tra il fenotipo e il genotipo, cioè stabilire come le differenze di sequenza tra individui si traducano nei differenti fenotipi che si osservano tra gli individui della stessa specie.