La nostra storia

Ha senso mantenere la memoria storica dell’attività di un ente di ricerca, dal momento che la ricerca, per sua natura, è in continua evoluzione e mutamento? Sicuramente sì.

Se nell’immediato passato tutela e conservazione erano riservati quasi esclusivamente a beni storico-artistici, oggi è più viva la consapevolezza che tutto ciò che ha contribuito alla crescita e allo sviluppo della nostra società, merita di essere conservato. Quindi ben venga la valorizzazione della storia della ricerca scientifica in Italia, storia a cui l’Istituto ha contribuito, negli oltre 70 anni di attività, in maniera significativa.

Ripercorrere la storia di un ente di ricerca, che nasce nel 1934 con 40 unità di personale (oggi sono circa 2.000) attraverso le immagini, è sicuramente più interessante e meno noioso della lettura di pagine e testi che rischiano di essere autocelebrativi.

Tra i tanti spunti interessanti che ripercorrono le tappe fondamentali della ricerca in Istituto, la realizzazione del primo microscopio elettronico italiano, la campagna per la sconfitta della malaria nella pianura pontina, i premi Nobel Chain e Bovet al lavoro nei loro laboratori, la "fabbrica" per la realizzazione della penicillina, la collezione degli strumenti storici.

Attraverso la memoria "fotografica" della storia dell’Istituto è possibile tracciare anche uno spaccato della società italiana negli anni Trenta-Quaranta: la povertà diffusa nelle campagne della pianura pontina, le tecniche di costruzione edilizia all’inizio degli anni Trenta (corposo è il posseduto relativo ai lavori di costruzione dell’Istituto tra il 1931 e il 1934), l’assistenza materno-infantile.

Se è vero che conoscere il passato aiuta a comprendere meglio il presente, questo sito vuole dare il suo contributo in tale direzione.