È ormai a tutti chiaro che la sostenibilità, qualunque sia l’impresa o l’attività, è un criterio che deve tenere conto di una molteplicità di aspetti, da quello economico, a quello sociale o ambientale. Nel caso delle produzioni animali, un aspetto che deve essere preso in considerazione è quello che riguarda il benessere dell’animale, che per varie ragioni è divenuto un tema estremamente importante e attuale. Il rispetto dell’animale è infatti un principio fondamentale della nostra cultura e, negli ultimi anni, c’è stata una spinta sociale fortissima che ha indotto il legislatore a produrre numerose norme per promuoverlo.

Il tema è poi diventato centrale nella discussione della sostenibilità complessiva dell’attività zootecnica soprattutto perché, a fronte di una domanda crescente di proteine di origine animale, è in atto un processo che vede lo sviluppo di aziende con numeri molto elevati di animali con prestazioni sempre più spinte.

Infine, un’altra ragione che spiega l’importanza del tema è il fatto che il benessere animale influenza altre componenti dell’allevamento, in particolare la sicurezza alimentare e l’ambiente. Soffermandoci sulla relazione, che vedremo essere bidirezionale, tra ambiente e benessere animale, è ormai chiaro che prescindere da uno di questi due aspetti significa non avere un sistema produttivo sostenibile o per motivi etici, perché causa di sofferenze agli animali non accettabili dalla nostra cultura o per motivi ambientali, perché le emissioni di vario tipo sono eccessive o vi è uno spreco insopportabile di risorse (Broom, 2019).

Il rapporto tra benessere animale e prestazioni ambientali è molto complesso, talvolta antagonistico ma sovente sinergico, nel senso che spesso buone condizioni di benessere determinano anche buone prestazioni ambientali. Il motivo è semplice: buone pratiche di allevamento che prendono in considerazione lo stato di benessere degli animali permettono di ridurre l’insorgenza di malattie cliniche o subcliniche a vantaggio dell’efficienza produttiva, che è la principale arma per ridurre l’impatto ambientale (Perry et al., 2018).

L’analisi dei rapporti tra benessere animale e sostenibilità ambientale va tuttavia collocata nell’ambito degli scopi che la motivano. Il confronto tra due sistemi di allevamento, uno più attento alle questioni etiche, l’altro a quelle di tipo produttivo, spesso mette in luce un certo antagonismo tra i due aspetti e il sistema più produttivo mostra sovente maggiore efficienza d’uso delle risorse e minore impatto sull’ambiente, inteso come carico ambientale per unità di prodotto ottenuto. Al contrario, se l’analisi riguarda un sistema specifico, i due aspetti (benessere e ambiente) sono in genere sinergici: è quasi ovvio, infatti, che animali ben gestiti, puliti, sani, tenuti in un ambiente adatto ai loro fabbisogni hanno prestazioni migliori, sono più efficienti e il carico ambientale del loro prodotto è inferiore.

Particolarmente difficile è anche il modo con cui è possibile valutare nel suo complesso la sostenibilità di un allevamento, considerando che, da una parte, questa è fatta di molte categorie economiche, sociali, etiche, normative e ambientali e che ciascuna di esse si fonda su altrettanti numerosi indici. Ad esempio, nel caso della sostenibilità ambientale, bisogna considerare gli indici riguardanti almeno la qualità dell’aria e dell’acqua, i cambiamenti climatici, il consumo di energia e di risorse non rinnovabili. Numerosi sono anche gli indicatori del benessere animale: libertà dalla fame e dalla sete, assenza di dolore e malattie, possibilità di esprimere i propri comportamenti naturali, la mancanza di situazioni di disconfort, di paura e di stress. Questi indicatori sono sovente correlati tra loro sia positivamente sia negativamente ed il tentativo di fornire un’unica valutazione su un allevamento o su un complesso di allevamenti di un sistema produttivo è, almeno per il momento, un’impresa vana. Vi sono tuttavia tentativi per offrire strumenti che permettano una valutazione, seppure non totale mediante un unico indice aggregato, ma almeno complessa, in grado cioè di mettere assieme più indicatori e fornire valutazioni ponderate. È il caso, ad esempio dello studio di Bonneau et al. (2014a,b), che ha preso in esame in 15 differenti sistemi di allevamento di suini europei ben 37 differenti indicatori, appartenenti alle seguenti componenti che caratterizzano la sostenibilità di un allevamento: benessere animale, salute animale, programmi di selezione, ambiente, sicurezza della carne, conformità al mercato, economia e condizioni di lavoro.

Ente che ha curato la pubblicazione
CREA
Autori
Giacomo Pirlo, Marisanna Speroni
Produzioni
Anno
2020