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<p>L’obiettivo generale del progetto è lo sviluppo di sistemi di produzione di oli di oliva da agricoltura biologica economici e competitivi, sostenibili, sicuri, tracciabili e di alta qualità, attraverso la comprensione ed il miglioramento della gestione dell’ecosistema, il mantenimento e la valorizzazione della biodiversità dell’olivo e dell’attività biologica dei suoli, l’adozione di nuove tecniche analitiche di monitoraggio dei residui di fitofarmaci permessi e non in agricoltura biologica ed il miglioramento della qualità nutrizionale e sensoriale dell’olio di oliva prodotto.<br /><br />Le attività di ricerca, nel corso dei tre anni, hanno interessato tutta la filiera dell’olio da agricoltura biologica.<br />Nel2005, è stato elaborato, da ricerche bibliografiche e dati disponibili, un rapporto riguardo gli aspetti produttivi e di mercato del comparto. E’ emerso un comparto molto polverizzato nella fase di produzione, concentrato al Sud, le cui superfici si sono dilatate per effetto dei sussidi comunitari, senza che ciò inducesse un aumento proporzionale della produzione di olio venduto come biologico. Il rapporto è stato poi attualizzato, seguendo le pubblicazioni egli atti del settore. La penetrazione dell’olio biologico nel consumo degli Italiani continua comunque a crescere, grazie alla migliore distribuzione e dall’ingresso delle private la bel delle catene di supermercati. Va notato comunque l’import di olio sfuso dall’estero (Tunisia), che contribuisce a tenere basso il prezzo alla produzione, per grandi volumi non valorizzati,nelle principali regioni produttrici, che confermano, anche nel biologico, il proprio ritardo nel confezionamento e commercializzazione di oli di qualità. <br /> <br />Nel corso dello stesso anno è stata effettuata un’indagine, tramite questionario postale, sui 664 licenziatari (produttori e trasformatori che imbottigliano olio extra-vergine da agricoltura biologica), concentrati soprattutto al Sud ed Isole, nelle regioni del Centro e, in minima percentuale, al Nord. Il tasso di risposta dopo tre mesi è stato del 22,7%. Si tratta soprattutto di imprese individuali, seguite da società di capitali e, nell’insieme, la maggior parte di questi imbottiglia solo olio aziendale. L’olio è commercializzato in diversi canali e le attività promozionali sono numerose anche se la spesa pubblicitaria resta in genere modesta. Nella maggioranza dei casi, il biologico si è innestato su una attività precedente. Si hanno sia imprese individuali di modeste dimensioni che grandi società di capitali (quest’ultime specialmente nel Centro e Nord). La produzione di olio è molto legata al territorio, ma sono frequenti gli agricoltori che imbottigliano anche olio di terzi, così come esistono imbottigliatori e blender puri. Di conseguenza, si hanno anche casi di olio biologico extra-nazionale. La vendita in azienda è il canale citato dal 75% dei rispondenti, ma grossisti ed esportatori giocano comunque un ruolo importante. Ristoranti, villaggi turistici, internet, cataloghi postali sono altre forme di commercializzazione.Quasi la metà dei rispondenti vende all’estero, anche percentuali rilevanti del fatturato. Ne consegue che la promozione commerciale viene effettuata, da soli oppure in consorzi, spesso con il supporto pubblico, sui vari mercati. Gli imprenditori fanno riferimento a fonti d’informazione qualificate (associazioni di categoria, camere di commercio, etc.) ed a consulenti esterni, per varie funzioni. Per il futuro, le dinamiche di prezzo della materia prima e del prodotto confezionato sono previste in rialzo dalla maggioranza dei rispondenti, mentre una minoranza si pronuncia per un ridimensionamento.Minoranze qualificate prevedono investimenti in macchinari, in nuovi prodotti,in nuovi punti vendita, ed anche in ricerca applicata e sviluppo. <br /> <br />E’ stata effettuata, nel biennio 2004-05, anche un’analisi tecnica e socio-economica aziendale che ha coinvolto 48 imprese(campione ragionato) produttrici di olio da agricoltura biologica, dislocate nelle regioni olivicole vocate, tramite interviste dirette e successiva elaborazione dati <br /> <br />Le aziende (il 70% ditte individuali), sono per metà dislocate nella fascia che va dai250-500 m.s.l.m.. La superficie media aziendale è di 37 ha e l’indirizzo è misto: gli oliveti rappresentano il 43% della superficie totale, hanno una superficie media di 16 ha ed i sistemi di allevamento (globo, monocono, vaso, con fittezza che va dalle 100 alle 400piante/ha) ribadiscono l’alta eterogeneità del campione ragionato. Gli indici di vetustà (0,46 per gli oliveti, 0,54 per i fabbricati, 0,57 per trattrici esemoventi, 0,54 per l’attrezzatura) descrivono il sistema aziendale in piena produzione. Il 59% del lavoro aziendale è assorbito dall’attività olivicola ed è svolto per il 32% da manodopera familiare, per il 59% da operai a tempo determinato e per il restante 9% da operai a tempo indeterminato. I risultati dell’attività olivicola evidenziano il maggior potenziale produttivo delle regioni del Sud Italia rispetto a quelle del Centro: la resa in olive, in media nel biennio, è stata di 33,14 q/ha (main Puglia 51,9 q/ha ed in Calabria addirittura 64,94 q/ha contro i 23,51 q/hain Toscana, i 17,81 q/ha in Lazio, i 11,11 q/ha in Umbria). Ugualmente, la resa in olio è stata in media di 5,79 q/ha, ma si passa da un massimo di 11,28 q/ha per le aziende calabresi, ad un minimo 1,54 q/ha per le umbre. Mediamente il44,2% (che rappresenta però solo il 20%in valore commerciale) dell’olio è venduto come sfuso, soprattutto in Calabria e Puglia; il restante 55,8% è imbottigliato (l’80% del valore commerciale). Le lattine da 3 e 5 kg rappresentano insieme il 55,7% dell’olio imbottigliato, ma con percentuali più alte al Sud; tra le bottiglie, spicca invece la vendita di quelle da 75cc (25,7% dell’olio imbottigliato), seguita daquelle da 50cc (12,8%); le confezioni da 100cc e da 25cc rappresentano rispettivamente il 4,9% e lo 0,9%. Sia come sfuso, sia imbottigliato, i prezzi migliori sono spuntati dalle confezioni più piccole (10 €/kg per le bottiglie da 75cc, 10,2 €/kg per quelle da 100cc,13,5 €/kg per quelle da 50cc e, addirittura, 25,4 €/kg per quelle da 25cc)rispetto alle lattine sia da 3 kg (7,7 €/kg) che da 5 kg (5,7 €/kg). Nello specifico, le aziende del Centro Italia vendono a prezzi maggiori rispetto a quelle meridionali, prescindendo dalla forma di commercializzazione e solo le aziende siciliane si avvicinano ai prezzi delle aziende del Centro Italia,ripagate, in questo senso, dalle scelte di diversificazione commerciale attuata in termini di formati. In maniera diversa, le aziende calabresi e le pugliesi pagano, con prezzi di vendita bassi, la scarsa valorizzazione del prodotto a causa di inadeguate attività di marketing. L’attività oleicola, nella media del gruppo, incide per il 40% della Produzione Lorda Vendibile (PLV), mentre i premi ed i contributi rappresentano il 15%. Tra i risultati economici ha un’alta incidenza il costo del lavoro esterno (è il 29% dei costi totali), soprattutto al Sud e questo determina forti differenze tra i valori del Prodotto Netta Aziendale (PNA) ed il Reddito Operativo (RO). <br /> <br />In alcuni casi, la bassa efficienza del processo produttivo determina valori negativi per il compenso della pura attività imprenditoriale (Tornaconto): ciò è imputabile al diverso utilizzo dei fattori produttivi (o, nel caso dell’Umbria e del Lazio, inoltre, assumono un ruolo decisivo le basse rese ottenute nel biennio in osservazione). <br /> <br />Il successo delle aziende analizzate va quindi ricercato nel giusto apporto di diversi parametri: giocano sì un ruolo fondamentale le caratteristiche strutturali, le dotazioni e le rese, ma la forma di commercializzazione, il canale di vendita ed il prezzo assumono un’importanza primaria. <br /> <br />Gli imprenditori in questione sono per la metà laureati, spesso giovani, convertiti al biologico per scelta individuale,guidata sia dalle richieste del mercato, dai premi, ma anche da motivazioni ambientali. Solo una minoranza ha un unico canale distributivo. La vendita diretta in azienda è il canale più utilizzato al Centro Italia, mentre al Sud i grossisti sono fondamentali. Quasi la metà degli intervistati esporta all’estero, ha un sito web, stampa depliant pubblicitari. Notevole la frequenza a fiere, nazionali ed internazionali. <br /> <br />L’Ente di Certificazione è scelto in primo luogo per la sua autorevolezza e serietà, quindi per il suo accreditamento sui mercati esteri. Il vantaggio principale, dichiarato più al Sud, è il miglioramento dell’immagine aziendale, mentre il costo appare l’aspetto più negativo. Tutti riconoscono la professionalità dei tecnici degli EC, per i quali provano molta fiducia, ma il sistema è considerato troppo rigido ed è avvertita la mancanza di dialogo.<br /> <br /> </p>
<p><br />Monotti C., Santucci F.M. (2004) Olivicoltura ed olio biologico in Umbria e Toscana, documento per il Convegno “PremioBiol”, Bari, 24 Aprile.<br /> Santucci F.M., Paffarini C. (2005) OLIBIO:attività della UO presso il DSEEA- Sezione di Economia ed Estimo,presentazione power point, Firenze, 5 luglio.<br /> SantucciF.M. (2005) Aspetti economici dell’olivicoltura e dell’olio da agricoltura biologica, documento per il Convegno organizzato al SANA, Bologna, 9 Settembre.<br /> SantucciF.M. (2005) Motivazioni, problemi,commercializzazione ed opinioni di produttori di olio extra-vergine daagricoltura biologica, documento non pubblicato, DSEEA, Perugia,Ottobre.<br /> Ciuchi P.(2006) Bilanci energetici edolivicoltura biologica: territori e tecniche colturali a confronto,documento non pubblicato, DSEEA, Perugia, Marzo.<br /> Chiorri M.(2006) Alcuni risultatitecnico-economici dell’olivicoltura biologica nel 2005, presentazionepower point per il Convegno organizzato al SANA, Bologna, 8 Settembre<br /> SantucciF.M. (2007) I licenziatari di olio extra-vergineda olivicoltura biologica, documento non pubblicato, DSEEA, Perugia,Giugno.<br /> Santucci F.M. (2007) Organic agriculture and olive oil production in the SouthernMediterranean Countries, presentazione a Ecoagriculture Partners, Washington DC, 15 Novembre.<br /> SantucciF.M. (2007) Organic olive oil fromItaly, presentazione all’Istituto Italiano di Cultura, Washington DC, 16Novembre.<br /> SantucciF.M., Paffarini C. (2007) OLIBIO: Areadi ricerca 5. Aspetti socio-economici, presentazione dell’attività dellaUO presso il DSEEA- Sezione di Economia ed Estimo, MIPAF, Roma, 27 Novembre.<br /> Paffarini C.(2008) Olivicoltura biologica in Italia, Tesi di Dottorato, DSEEA, Facoltà diAgraria, Perugia.<br />Santucci F.M. (2008) Agricoltura biologica ed olivicoltura nei Paesi del sud del Mediterraneo, relazionea Dottorati di Ricerca, Facoltà di Agraria, Palermo, 28 Marzo<br /> SantucciF.M. (2008) Olivetied olio biologico nei Paesi delMediterraneo, Relazione al Convegno Internazionale, Biol, Monopoli, 24 Aprile.<br /> Paffarini C.(2008) Olivicoltura biologica in Italia, Relazione a Biol, Monopoli, 24 Aprile.<br /><br /><br /> </p><br />