Il Ministro dell’agricoltura Maurizio Martina vuol guardare oltre le urgenze, come la crisi del latte (“dal 2017 assieme alla Francia avremo l’etichetta di origine della materia prima”) e del grano, schiacciato da quotazioni da saldo: “Bayer e Monsanto si fondono, e la Cina sfida gli USA incentivando i suoi contadini con 100 miliardi di dollari di aiuti. L’agricoltura italiana non ha le dimensioni per combattere quella guerra né può ridursi sempre a ragionare a breve termine. Abbiamo bisogno di disegnare una nostra strategia anticipando i cambiamenti e non subendoli. E ciò si può fare puntando tutto su ecologia e rivoluzione digitale con un obiettivo chiaro: entro il 2030 la nostra agricoltura deve essere 100% sostenibile.” Secondo Martina, “la sostenibilità aumenta la competitività. I cittadini, sempre più consapevoli, domandano qualità e basso impatto ambientale. Il biologico è l’esempio. In Italia le superfici bio sono aumentate del 50% in 5 anni, i consumi del 20%. E sui prodotti coltivati così si guadagna in media il 10-15% in più. E’ il modo per valorizzare la nostra biodiversità coniugandola con la redditività.” Martina pensa che una rivoluzione in tal senso possa partire proprio dalle piccole aziende, e le invita ad aggregarsi, citando l’esempio dei produttori di mele del Trentino che, facendo rete, controllano il 70% del mercato nazionale e sono leader nel mondo. Importante poi il digitale: “Digitale ed ecologia accorciano la filiera e avvicinano in modo più trasparente chi lavora nei campi e chi compra dagli scaffali. Anche i trasformatori ci chiedono più aiuti per materie prime sostenibili e di qualità”.
La Repubblica, 23 settembre 2016