<P align=justify>Chiuso il 2003 con oltre 11mila aziende controllate e 294mila ettari, Icea si conferma il maggior organismo nazionale di controllo. Food, ma anche tessile, cosmesi, agriturismo, architettura. Pur con un fisiologico calo di bioaziende certificate, Icea si conferma il maggior ente di controllo del biologico italiano. A livello nazionale, infatti, controlla 294mila ettari e 11.164 operatori biologici, di cui 2.051 aziende di trasformazione e commercializzazione. Fra i 13 enti di certificazione operanti in Italia, risulta quello che controlla il maggior numero di aziende bio: circa un quinto del totale. A proposito di controlli: quasi 17mila visite ispettive (anche a sorpresa) in un anno, con una media di 1,5 per azienda (per legge ne basterebbe una). Le ispezioni hanno portato a 585 di cancellazioni aziendali (oltre il 5%) e circa 300 sospensioni o revoche di lotti di prodotto (5.641 sanzioni in tutto, comprese anche quelle di semplice natura amministrativa). Questa in sintesi l’attività svolta nel suo terzo anno di vita da Icea – sede a Bologna, presidenza a Bari – che ha approvato un bilancio 2003 in sostanziale pareggio. I dati, in termini relativi, evidenziano un ridimensionamento. Infatti rispetto all’anno precedente anche Icea – rispecchiando la tendenza generale nazionale – registra una diminuzione di aziende: il 13 per cento in meno. Si tratta, però, di una flessione fisiologica, legata principalmente allo scadere dei premi quinquennali comunitari (con cali non a caso soprattutto in regioni “storiche” come Sardegna, Calabria e Puglia, solo parzialmente bilanciati da nuovi ingressi), che ha comportato l’uscita dal sistema di piccole aziende convertitesi al biologico solo per godere dei contributi. Anche i Piani di Sviluppo Rurale (Psr) regionali adottati prevedono misure più restrittive o sono ancora da avviare. ''In realtà – spiega il presidente Nino Paparella- è una scrematura che porta benefici. Infatti restano, e si sedimentano nel sistema solo i produttori convinti della scelta fatta, pronti a cogliere le opportunità di mercato: si pensi agli investimenti sulla qualità, e ai crescenti canali della grande distribuzione. Su costoro potranno investire con maggior fiducia sia gli altri operatori di filiera sia le istituzioni, premiando ad esempio chi punta a commercializzare e non solo a produrre e/o trasformare''. Icea non è solo agricoltura bio: attraverso le attività di controllo e certificazione, il consorzio punta sul più ampio concetto di bioecologia, creando una rete tra organismi impegnati nel promuovere uno sviluppo sostenibile, rispettoso delle risorse ambientali e in linea con le esigenze di aziende e consumatori. Lo testimoniano la provenienza dei soci fondatori (Aiab, Acu – Associazione di consumatori e utenti, Anab per l’architettura bioecologica, Banca Popolare Etica per la finanza) e una serie di accordi stretti con altri enti di certificazione, in vari settori. Con Csqa per la doppia certificazione con unica procedura, sia biologica sia di qualità (Iso 9000-Haccp); ma anche in campo ambientale, con Fsc-Italia e Icila, nel settore del legno. E ancora: la certificazione etica, con la l’adesione al Network Lavoroetico del Cise di Forlì; i rapporti nel campo del commercio equo e solidale, in particolare con Transfair-Italia; le partenrship con organismi esteri, dalla Grecia alla Croazia; la partecipazione a progetti internazionali in diverse aree del mondo, l’apertura di una sede in Turchia. Icea gode dei principali accreditamenti internazionali: Sincert, IFOAM, Caq (nel Quebec), Nop (Usa), Jas (Giappone). Le certificazioni fornite vanno dall’agricoltura e zootecnia bio (confromità al Regolamento Cee 2092/91) ai disciplinari Aiab relativi al marchio “Garanzia AIAB – Ifoam Accredited”, ai prodotti tipici Dop, Igp e Stg, alle certificazioni nel bioagriturismo, nella cosmesi, nella biodetergenza e nel tessile. <BR><I>Fonte di informazione:</I> Icea – 5 maggio 2004</P>