<P align=justify>Le opinioni di Renzo Piraccini (Apofruit) e Bruno Piraccini (Orogel) In quali condizioni di salute versa il biologico ortofrutticolo nel Cesenate, capitale dell’ortofrutta dove da 15 anni nella vetrina internazionale del Macfrut si tiene la rassegna Agro Bio Frut ed è stato creato il salone delle produzioni biologiche del «Mediterraneo», ma dove si sta registrando l’agonia aziendale della Mustiola, un tempo leader nella commercializzazione dei prodotti ortofrutticoli biologici? La moda del biologico pare passata, i consumi sono in calo, ma i gruppi leader del Cesenate tengono bene, anzi incrementano i fatturati e dal distretto ortofrutticolo più avanzato d’Italia non viene meno la fiducia nel biologico, che però non è cieca. «Nel 2003 come Apofruit — dice il direttore Renzo Piraccini — abbiamo registrato un giro d’affari per quel che riguarda l’ortofrutta biologica pari a 39,5 milioni di euro, con un incremento del 7% rispetto all’anno precedente. Noi nel biologico crediamo da sempre, abbiamo puntato su Almaverde, e la qualità paga. Purtuttavia ci sono segnali generali di riduzione del consumi: dopo il picco registrato in occasione di eventi congiunturali come ad esempio mucca pazza, complice anche la crisi economica, non siamo più al vertice della parabola, ma di qui a parlare di crisi ce ne passa, come dimostrano i nostri dati in crescita. Le gravi difficoltà di certe aziende? Chi aveva creduto che bastasse produrre biologico per stare sul mercato evidentemente ha sbagliato a fare i conti». «Noi sul biologico non abbiamo mai spinto troppo forte — afferma Bruno Piraccini di Orogel —; i valori commercializzati sono bassi ma in costante crescita, sul 4, 5%, anche nei surgelati. Si tratta di prodotti di nicchia. Noi puntiamo di più sui prodotti di agricoltura integrata. Il consumatore oggi chiede qualità e buon rapporto tra qualità e prezzo». «Nell’ortofrutta i prezzi dei prodotti biologici — dice Tiziana Nasolini, coordinatrice dell’Osservatorio Agroambientale di Cesena — costano in media dal 20 al 30% in più —; nonostante il freno a mano tirato di questo periodo il biologico resta una realtà importante con circa 200 piccole imprese agricole produttrici e una decina che vendono direttamente alla fonte con convenienza per gli acquirenti privati e i gruppi di acquisto». Ma ad un recente convegno a Pievesestina promosso da Agricesena gli agricoltori si sono lamentati sottolineando che solo un adeguato sovrapprezzo (che vada a coprire i maggiori costi e rischi) può rendere convenienti le colture frutticole biologiche. <BR><I>Fonte di informazione:</I> Il Resto del Carlino – 15 Aprile 2004</P>