“Cibo bio alleato nella cura”, di Giuliana D’Agostini e Paola Trionfi.

Al Royal Brompton Hospital (RHB), centro d’eccellenza mondiale per gravi patologie cardiache polmonari, a febbraio il principe Carlo era andato per lanciare un messaggio alla nazione sull’importanza dell’uso del cibo biologico e locale negli ospedali. Servire cibo “buono” centra due obiettivi: la salute e l’appagamento sia dei pazienti che dello staff. Pazienti soddisfatti e appagati sono più rilassati e ricettivi alle cure. Nel 2004 l’RHB, insieme ad altri quattro ospedali di Londra hanno aderito al progetto pilota di Sustain (The Alliance for Better Food and Farming) “London Hospital Food” con l’obiettivo di raggiungere il 10% degli approvvigionamenti sostenibili entro due anni. Le politiche dell’RHB sulla sostenibilità delle forniture seguono le indicazioni ministeriali. Come azienda sanitaria, quello dell’RHB è un segnale chiaro: il buon cibo è un valore per la salute. Le linee guida governative del Libro bianco del 2004 valorizzano la produzione agricola sostenibile, quale contributo alla salute e alla prosperità della comunità. E’ vero, acquistare cibo buono costa di più, ma l’ospedale ha trattato direttamente i prezzi con i produttori locali e grossisti del biologico, ottenendo contratti convenienti ed ampliando il network di fornitori e produttori. Quindi, per migliorare la qualità contenendo i costi, la strategia da perseguire è utilizzare prodotti di stagione , tagli di carne meno costosi, stipulare contratti più lunghi, eliminare gli intermediari e rivolgersi alle cooperative.
Fonte di informazione: “Bioagricultura”, n. 110, maggio-giugno 2008, pg. 16-17.