L’articolo contiene una lunga ed interessante intervista ad Alessandro Poretti, responsabile della cooperativa Valli Unite, nel Canavese (Alessandria), una delle cooperative storiche che hanno dato vita al movimento del biologico nel nostro paese. Nei 40 anni e passa dalla sua fondazione la cooperativa è diventate una punto di riferimento e un modello concreto per tutti coloro che si propongono di rifondare l’agricoltura in senso agroecologico.
La perdita di produzione ha riguardato molte regioni italiane e ha interessato sia la viticoltura convenzionale che quelle biologica e naturale. E’ bastato un post di Corrado Dottori, il ben noto vignaiolo naturale, per scatenare un acceso dibattito sulla capacità della viticoltura biologica/naturale a far fronte a malattie della vigna così virulente come è stata la peronospora quest’anno. Così una rivista online seria come Dissapore si chiede se la viticoltura naturale sia in grado di affrontare le avversità climatiche. Mentre la newsletter di Slowine titola un suo articolato ragionamento: Il bio è finito? Soluzioni per non distruggere un sogno. Per non parlare di chi coglie l’occasione per attaccare l’agricoltura biologica e perorare la causa delle nuove biotecnologie. In questo quadro è sembrato importante, a “Storie del bio”, andare sul campo per intervistare Alessandro Poretti che il vino naturale lo fa da tempo e ha pure una consolidata esperienza nel biologico, avendo alle spalle la lunga esperienza della cooperativa in cui opera.
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Fonte: Storie del bio