<div style="text-align: justify;"><b></b>Alberto
Romagna è stato uno dei primi a credere nelle produzioni biologiche
come occasione di rilancio dell’economia delle zone interne. Da nuorese
ha voluto – unica impresa del settore – aprire nel capoluogo
barbaricino la sede della BioagriSardegna, società che si occupa della
parte più delicata: la certificazione. Con i suoi collaboratori vista
1400 aziende in tutta la Sardegna e registra gli umori dei produttori
che rinunciano ai concimi o al mangime. «Rischiando di perdere anche
questo treno – dice – perché in un isola incontaminata come la Sardegna
eccelliamo nelle coltivazioni e nell’allevamento biologico ma poi non
riusciamo a vendere i prodotti». Gli imprenditori perdono così il
valore aggiunto e spesso, pur di liberare i magazzini, sono costretti a
vendere olio, ortaggi, miele, latte, formaggio a un prezzo addirittura
inferiore alle valutazioni dei prodotti non certificati. «Basterebbe
incoraggiare la commercializzazione e il marketing per completare
l’investimento – sottolinea Alberto Romagna – ma la Sardegna sembra non
credere per prima ai suoi prodotti se siamo tra le poche regioni a non
aver imposto l’obbligo a usare prodotti biologici negli ospedali, nelle
scuole e nelle mense pubbliche in generale».<br></div><b>L'Unione Sarda – Nuoro</b>