GrenPlanet riporta un interessante intervento di Fabrizio Piva, direttore generale di Serbios Srl, a proposito della proposta di trasformare in credito di imposta i costi di controllo e certificazione sostenuti dagli operatori del settore biologico. Secondo Piva si tratta di è un errore strategico, oltre che tattico, di una iniziativa che parte da presupposti sbagliati e giunge a conclusioni che nuoceranno all’intero settore del biologico.
Secondo Piva, ritenere che il settore sia gravato di un costo eccessivo, quello di certificazione, che penalizza la competitività della produzione biologica è un errore aritmetico, ma soprattutto di prospettiva. Secondo fonte Nomisma il volume di fatturato biologico nazionale al 2022 si colloca intorno agli 8,4 miliardi di euro, comprendendo sia la domanda interna che quella estera. Il costo di certificazione, stimandolo sugli ultimi fatturati disponibili e depositati dagli organismi di certificazione, incide su tale fatturato per una quota intorno all’1%. Trasformare questo costo nell’elemento che penalizza la competitività del settore è un esercizio iperbolico che rischia di mettere a nudo ben altre cause di debolezza ma non certo quella di un costo che negli ultimi 20 anni si è via via ridotto e razionalizzato, anche, ma non solo, alla luce di una maggiore competizione basata sull’aumento del numero di organismi autorizzati.
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Fonte: GreenPlanet