L'agricoltura sta uccidendo se stessa: problemi e soluzioni secondo l'Ue, di Rossella Pastore

È stato pubblicato di recente il documento dell’EEA (Agenzia europea dell’ambiente) dal titolo ‘Soluzioni per il ripristino degli ecosistemi agricoli europei’, un briefing ricco di opzioni-chiave per aiutare il ripristino degli ecosistemi e aumentare la produttività agricola in tutta l’Unione.

Le informazioni/istruzioni si situano nel contesto della politica agricola comune (la PAC, varata nel 1962) e del regolamento sul ripristino della natura (NRR) approvato l’estate scorsa. Due terzi degli habitat agricoli dell’UE si trovano in uno stato di conservazione “cattivo”. Molte pratiche agricole ormai invalse, come l’ampio uso di pesticidi, non sono affatto rispettose della biodiversità, e degradano l’agricoltura ad attività “poco sostenibile”.

Nel lungo periodo, queste pratiche si ritorcono contro chi le attua (insieme all’intero settore), perché un ecosistema danneggiato è poco efficiente e aumenta i rischi produttivi ed economici per chi vi investe.

I piani strategici della PAC contengono già misure politiche per pratiche rispettose della biodiversità a vari livelli. Nel nuovo documento, però, l’UE invoca “incentivi politici rafforzati e coerenti, combinati con finanziamenti adeguati” per un ripristino più rapido e incisivo.

La produzione alimentare è una delle attività umane che interagiscono più direttamente con la natura e la influenzano. L’agricoltura, in particolare, si basa su processi naturali essenziali come l’impollinazione e la formazione del suolo, che devono essere favoriti e non ostacolati.

Negli ultimi anni, la produzione agricola si è resa principale fonte di pressione sugli habitat e sulle specie. La colpa è dell’abuso di pesticidi chimici, fertilizzanti minerali e irrigazione su larga scala, che fra l’altro ha inquinato bacini d’acqua dolce e portato all’eutrofizzazione di almeno un quarto degli ecosistemi marini europei.

L’inquinamento ha un impatto sulla disponibilità di acqua pulita in alcune parti d’Europa. Mentre l’agricoltura è uno dei settori più pesantemente colpiti dalla siccità, essa stessa esercita pressioni diffuse sia sulle acque superficiali che su quelle sotterranee.

Insomma, per certi aspetti, gli agricoltori sono parte del problema che denunciano. L’erosione del suolo e il calo dell’impollinazione – causati per gran parte dalle pratiche “selvagge” di cui sopra – comportano infine una perdita di produttività stimata in 1,2 miliardi di euro/anno e oltre 15 miliardi di euro/anno (rispettivamente).

L’Ue promuove fortemente l’agroecologia, ovvero l’applicazione dei principi ecologici all’agricoltura. I fondi per la ricerca sull’agroecologia sono stati incrementati, così come quelli destinati alla ricerca sull’agricoltura biologica. Riguardo a quest’ultima, si è riscontrato un calo nella resa delle colture rispetto ai sistemi convenzionali; tale calo, però, può essere compensato da servizi ecosistemici migliorati e da una migliore salute del suolo. Alla lunga e almeno in parte, s’intende.

Di seguito una lista di alcune pratiche “win-win” illustrate nel documento, con benefici sia produttivi che climatici:

  • rotazione diversificata delle colture, per aumentarne la salute e migliorare naturalmente la qualità del terreno, riducendo la necessità di fertilizzanti e pesticidi;
  • allo stesso scopo, è consigliato lasciare i residui delle colture sul campo come copertura del suolo;
  • mantenimento/ripristino di praterie e habitat semi-naturali, importante per la biodiversità.

Alcune di queste soluzioni richiedono più manodopera, pianificazione e gestione aziendale, il che può rappresentare una sfida. In più, barriere specifiche come gli accordi di affitto di terreni a breve termine ostacolano l’assunzione di impegni relativamente gravosi di questo tipo. Esiste poi una contraddizione negli strumenti politici della PAC: da una parte sono incentivate pratiche rispettose della biodiversità, ma in altri punti si supportano obiettivi economici che vanno a scapito della stessa. È necessaria dunque maggiore coerenza anche lato UE.

Il documento riporta degli esempi di schemi innovativi di politica agricola con sostegno alla biodiversità presenti nei piani strategici nazionali della PAC.

In Spagna, gli agricoltori della Comunità autonoma di Navarra si impegnano a mantenere o migliorare un livello di diversità vegetale “elevato” o “molto elevato” per cinque anni. Il pagamento si applica se il livello viene appunto mantenuto o aumentato rispetto allo stato iniziale. Ovviamente i destinatari non sono lasciati a loro stessi: ricevono anzi consulenza e formazione per poter elaborare un piano di attività che porti effettivamente frutto… in tutti i sensi.

Fonte: HDBLOG.it