Legambiente: pubblicato il dossier 2024 “Stop pesticidi nel piatto”. Agricoltura biologica la via da seguire

La nuova edizione del dossier “Stop pesticidi nel piatto”, frutto della consolidata collaborazione tra Legambiente e Alce Nero, riporta ancora una volta l’attenzione sull’uso dei fitofarmaci nell’agricoltura italiana. Questo documento rappresenta un punto di riferimento fondamentale per comprendere l’impatto delle sostanze chimiche di sintesi sugli alimenti che consumiamo, grazie a un’analisi approfondita dei dati forniti dalle Regioni e da enti specializzati, arricchita da contributi scientifici di esperti impegnati nella riduzione dell’impatto ambientale e nella tutela della biodiversità.

Unico nel suo genere, il report offre una panoramica completa della situazione da Nord a Sud, seguendo una formula già sperimentata con successo nelle edizioni precedenti, che consente di esplorare, dal campo alla tavola, le conseguenze dell’uso di questi prodotti chimici e le possibili alternative.

Il cuore del dossier si concentra sul profondo legame tra l’uomo e l’agricoltura. Un legame che, se un tempo era intimamente legato alle caratteristiche naturali del territorio, è stato stravolto dalla rivoluzione verde. Questo cambiamento ha trasformato un’agricoltura tradizionale e sostenibile, focalizzata sulla qualità, in un modello dominato dall’uso intensivo della chimica e dalla ricerca di rese elevate, per rispondere alle crescenti esigenze di una popolazione mondiale in continua espansione. Negli ultimi anni, inoltre, l’agricoltura ha dovuto fare i conti con eventi climatici estremi — come siccità, alluvioni, grandinate e gelate improvvise — che hanno avuto impatti devastanti sul settore.

Legambiente ribadisce che ridurre l’uso di fitofarmaci, non più solo un obiettivo auspicabile, ma una condizione necessaria per salvaguardare l’ambiente, la salute umana e la qualità delle produzioni. Ricordando che l’agroecologia è l’unica via per tutelare gli ecosistemi e contrastare le conseguenze dei cambiamenti climatici. Buone pratiche come rotazioni, sovesci, consociazioni, abbinate all’uso di strumenti digitali e tecniche innovative, possono offrire un modello più sostenibile per il futuro del settore.

E una delle risposte all’allarme relativo all’uso dei fitofarmaci e alla necessità di ridurre l’impatto ambientale dell’agricoltura è sicuramente l’agricoltura biologica, che rappresenta un modello virtuoso di transizione ecologica per le filiere produttive. Basti pensare che i residui nei prodotti biologici sono pochissimi (7% dei campioni analizzati) e dovuti presumibilmente alla contaminazione accidentale. L’Italia continua a essere un leader europeo con 2,5 milioni di ettari coltivati a biologico, pari al 19,8% della Superficie Agricola Utilizzata (SAU). Tuttavia, per incentivare una crescita maggiore di questo settore e colmare il divario tra domanda e offerta, è fondamentale introdurre strumenti che facilitino i consumatori (bonus per le categorie più fragili, mense bio in ospedali, scuole e università) e riducano i costi per i produttori, a partire dalla certificazione, favorendo l’accesso a pratiche agricole sostenibili.  Oltre a questo, l’altra proposta cruciale riguarda l’approvazione di una legge contro le agromafie, che costituiscono una minaccia diretta alla legalità e alla sicurezza delle filiere agroalimentari, alimentando fenomeni come l’utilizzo di pesticidi illegali, il caporalato e i reati ambientali. La protezione del lavoro agricolo e la tutela dell’ambiente devono essere una priorità per costruire un futuro più sano, sostenibile e giusto.”

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Fonte: Legambiente