“Negli alimenti biologici la salmonella non c’è”.

Le risposte che riportiamo di seguito fanno riferimento ad un articolo
pubblicato su “La Repubblica Salute” n. 586 intitolato ‘Se la
salmonella viene dall’insalata’ (di cui abbiamo dato notizia nella
sezione <a href="http://www.sinab.it/programmi/servizi.php?tp=rass&amp;par=2008&amp;id=7…; target="blank">Rassegna stampa</a><a>
del nostro sito in data 27 giugno 2008) nel quale vengono mal
interpretate le affermazioni del genetista Heribert Hirt circa i rischi
associati all’utilizzo di letame bovino nella coltivazione e la
presenza di salmonella nei vegetali stessi. La redazione si scusa con i
lettori specificando che i dati riportati dagli studiosi
franco-austriaci nel loro articolo non riguardavano gli alimenti e gli
allevamenti biologici.<br>
Paolo Carnemolla, Presidente di FederBio, sottolinea che,
contrariamente a quanto affermato nell’articolo, gli animali allevati
con il metodo biologico vivono in condizioni ben lontane da quelle
artificiali, condizioni che producono stress e quindi una maggiore
probabilità per l’animale di ammalarsi. Di conseguenza, l’utilizzo di
antibiotici e altri farmaci veterinari convenzionali risulta spesso
necessario negli allevamenti tradizionali intensivi e non in quelli
biologici.
Considera ‘totalmente privo di riscontri il fatto che il solo consumo
di vegetali coltivati con metodo biologico possa comportare il rischio
di infezione da salmonella, visto che la pratica della concimazione
organica è comunque diffusa anche nell’orticoltura convenzionale’ che
non viene sottoposta ai controlli a cui invece si sottopongono le
aziende biologiche. Tutto ciò rafforzato dall’evidenza che l’ortofrutta
biologica viene utilizzata da anni nelle mense scolastiche, senza aver
tuttavia provocato alcun caso di salmonella.<br>
Roberto Pinton, Segretario AssoBio, evidenzia come l’articolo di Hirt
‘si limita a sollevare il dubbio che la presenza di salmonella nel
suolo possa dipendere principalmente da contaminazioni animali, come
fertilizzanti organici e scarti di macellazione’ rispondendo con
l’affermazione che ‘nell’agricoltura biologica non si utilizzano
deiezioni animali tal quali, ma materiale organico opportunamente
compostato in un processo di fermentazione aerobica e controllata’ e
che negli allevamenti biologici si ricorre all’utilizzo di ‘linee
genetiche rustiche con un’alimentazione che rispetta le esigenze
nutrizionali degli animali nei vari stadi fisiologici, finalizzata ad
una produzione di qualità piuttosto che a massimizzare le quantità’
tutti fattori che ‘sono in grado di garantire un benessere animale’.
<br><i>Fonte di informazione:</i> “La Repubblica Salute”, 10 luglio 2008, pg. 46.</a>