<div style="text-align: justify;">I
consumatori hanno scoperto che un rincaro del 20% della farina dovrebbe
portare ad un aggravio del costo finale del pane di 3-4 centesimi al
chilo, non ad arrotondamenti da 2,50 a 4 euro per un sacchetto di
sfilatini. Viene il dubbio che molti dei rincari annunciati siano
ingiustificati, dubbio che ha toccato anche il governo, tanto che Prodi
ha convocato per oggi una riunione con i ministri dell’Agricoltura,
dello Sviluppo economico e dell’Attuazione del programma. “E’ evidente
che prezzi molto alti non sono giustificati dall’aumento dei prezzi
delle materie prime, che hanno un’incidenza minima” ha sottolineato il
ministro Paolo de Castro. Per quanto riguarda il latte, il prezzo
riconosciuto alla stalla è di 33 centesimi al litro, mentre il prezzo
al consumo è di 1,40 euro con un’incidenza della materia prima del
23,5%. La Confagricoltura lancia un avvertimento: se si aumentasse
l’attuale prezzo all’origine del 10% per un recupero dei maggiori costi
sostenuti dagli allevatori, il prezzo al consumo crescerebbe del 2,5% e
non del 15%, come ipotizzato in questi giorni. Da parte sua Rosario
Trefiletti, presidente di Federconsumatori, chiede che si facciano
degli accordi di filiera “in cui ogni parte del comparto agroalimentare
faccia la sua parte, accollandosi una percentuale dei rincari
effettivi, che solitamente vengono scaricati completamente sulle spalle
dei consumatori finali. Il rischio, altrimenti, è quello di vedere
scendere i consumi alimentari che dal 2000 sono già calati del 10%”.
<br></div><i>Fonte di informazione:</i> “L’Unità”, 30 agosto 2007, pg. 15.