Data inizio
15 Dic 2014
Rassegna stampa

Le colture che non impiegano pesticidi e concimi di sintesi rendono il 19,2 per cento in meno di quelle convenzionali, una differenza inferiore alle rese, molto variabili, spesso indicate in letteratura. Lo ha scoperto uno studio di ricercatori dell'Università della California a Berkeley pubblicato sui “Proceedings of the Royal Society B”, nel quale è stata effettuata un'analisi di 115 studi già pubblicati, una meta-analisi in gergo tecnico, e che avevano confrontato la cosiddetta agricoltura biologica con quella convenzionale. La meta-analisi ha anche scoperto che alcune pratiche di coltivazione potrebbero ridurre ulteriormente il divario di produttività con l'agricoltura convenzionale.  In particolare, Claire Kremen e collaboratori sottolineano che un'attenta gestione di due pratiche agricole – la policoltura (in cui coesistono diverse coltivazioni in una stessa area nella stessa stagione) e la rotazione delle colture - consentano di ridurre sostanzialmente il divario di rendimento portandolo ad appena l'8 o il 9 per cento. L'entità del divario dipende inoltre dal tipo di coltivazione, e per alcune è pressoché insignificante, come nel caso delle leguminose.  "È importante ricordare che il nostro attuale sistema agricolo produce molto più cibo di quanto è necessario ad alimentare la popolazione mondiale", conclude Kremen. "Per eliminare la fame nel mondo è necessario aumentare l'accesso al cibo, non solo la produzione. Inoltre, aumentare la percentuale di agricoltura che usa metodi biologici e sostenibili di coltivazione non è una scelta, è una necessità. Semplicemente non potremo continuare a lungo a produrre cibo senza prenderci cura di suolo, acqua e biodiversità. "

 

10 dicembre 2014, “Le Scienze” , http://www.lescienze.it

 

Parole chiave