Data inizio
09 Mag 2014
Rassegna stampa

Il vino biologico nasce il 1° agosto 2012 con l’entrata in vigore del regolamento (UE) n. 203/2012. Per essere definito tale  deve essere prodotto con uve biologiche, coltivate senza sostanze chimiche di sintesi, senza impiego di Ogm, e attraverso un processo di vinificazione in linea con i dettami del regolamento. L’emanazione del regolamento del 2012 è stato solo l’ultimo atto di un lungo percorso: infatti, è del 1991 il reg. n. 2092 che prevedeva solo la categoria ‘vino da uve biologiche’ e non ‘vino biologico’. E’ stato dunque necessario attendere più di quindici anni perché i risultati del Progetto ORWINE (2006-2009) su tecniche di vinificazione, richieste dei consumatori e impatto ambientale, fornissero la base scientifica per proporre un regolamento di vinificazione biologica.

Nel giugno del 2010, in assenza di un accordo tra gli Stati membri sulle restrizioni da porre ai solfiti, si sospendono i lavori. A luglio 2011 si riapre il dibattito con la proposta avanzata da rappresentanti della EOWC (Carta Europea del Vino Biologico) e dell’IFOAM UE di individuare dei limiti di solfiti aggiunti in base al contenuto di zucchero residuo. L’8 febbraio 2012 lo SCOF si esprime positivamente sull’approvazione delle nuove regole e l’8 marzo vede dunque la luce  il regolamento n. 203/2012. Ma mentre la normativa procedeva con lentezza, i viticoltori biologici sviluppavano disciplinari contenenti buone pratiche per la lavorazione dei vini coerenti con i principi dell’agricoltura biologica. Intanto la ricerca è proseguita: il progetto EUVINBIO , “Applicazione norme europee di vinificazione  biologica e miglioramento della qualità e della conservabilità dei vini biologici nel rispetto delle peculiarità territoriali”, finanziato dal Mipaaf all’interno del Programma Nazionale per l’Agricoltura Biologica, ha lavorato sulla conservabilità, in particolare con riferimento agli effetti che l’aggiunta di SO2 o di additivi alternativi di origine naturale hanno sul processo ossidativo. E proprio la ricerca sembra destinata a svolgere un ruolo importante: la nuova legislazione consente infatti di rivedere entro il 2015 l’uso di alcune sostanze e delle tecniche di produzione del vino biologico. I produttori di vino bio hanno dunque il tempo di verificare in cantina la validità delle nuove norme e di acquisire l’esperienza che permetta loro di fornire validi suggerimenti. In questo contesto progetti di ricerca e sviluppo saranno essenziali.

“PianetaPSR numero 31 – aprile 2014, www.pianetapsr.it