CIBO BIOLOGICO, STRETTA DALL’UE. Nuove norme sui controlli delle produzioni.

<div style="text-align: justify;"><b></b>Luce
verde dei ministri agricoli europei sul nuovo regolamento Ue che
rinforza i controlli sulle produzioni biologiche dell'Unione europea.
Una decisione adottata senza dibattito, dopo un difficile compromesso.
“Un risultato che ha visto protagonista nei mesi scorsi la presidenza
italiana”, commenta con soddisfazione il responsabile delle Politiche
agricole, Gianni Alemanno, da Bruxelles, sottolineando che le nuove
regole introdurranno definitivamente, nei meccanismi di controllo sul
biologico, anche i commercianti. “Si completa così — spiega Alemanno —
il sistema di certificazione della filiera che dal 1991 garantisce in
Europa questi prodotti: un sistema che aumenta la difesa delle
produzioni biologiche”. Per l'Italia, leader del settore in Europa, si
tratta di un successo importante: la conferma che nella battaglia per
la promozione e la difesa del biologico di qualità avrà come partner
Bruxelles. Un segnale in tal senso arriva dopo la conferenza sulle
prospettive del biologico svoltasi un mese fa a Bruxelles. Fra i
principali elementi emersi da quel dibattito, c’è la necessità di
riequilibrare l'offerta e la domanda nel settore, anche attraverso
azioni informative per i consumatori e aiuti pubblici già disponibili.
Ma il ministro Alemanno interviene da Bruxelles anche sul tabacco,
parlando dell’importanza di un’opera di sensibilizzazione per salvare
il settore. “Nelle prossime settimane svolgeremo tutti i passi
necessari — afferma il ministro — per sensibilizzare i membri della
Commissione europea al fine di rivedere questa proposta di riforma”. Si
pensa, continua Alemanno, “a costituire una delegazione composta anche
dai presidenti delle regioni maggiormente produttrici, come l'Umbria,
la Campania e la Puglia”. Secondo il ministro, “se cessasse domani la
produzione agricola di tabacco non ci sarebbe una diminuzione del
consumo, ma aumenterebbero le importazioni”. Al contrario, secondo il
ministro, ci sono “grandi problemi occupazionali nei Paesi produttori.
In Italia, la riforma mette a rischio 100 mila posti di lavoro”. In
particolare, l'Italia è contro una riforma che prevede una separazione
totale degli aiuti dalla produzione.<br></div><b>Il Denaro</b>