Data inizio
24 Feb 2023
Rassegna stampa

Le leguminose nell’agricoltura biodinamica svolgono un ruolo importantissimo. È noto che nelle radici delle leguminose agiscano dei batteri chiamati azotofissatori simbionti. Le loro funzioni sono molteplici ma quella maggiormente riconosciuta è la fissazione dell’azoto atmosferico in azoto ridotto biodisponibile per l’intero mondo vegetale. L’azoto è un elemento chimico che contribuisce in maniera determinante alle rese e alle produzioni. La sua carenza è la rovina dell’agricoltore, in quanto dovrà provvedere ad alzarne il contenuto nel suolo con notevole dispendio economico ed energetico. L’azoto prodotto dalle leguminose è ottimo per la crescita delle piante, mentre invece l’azoto chimico di sintesi, ad esempio, contribuisce ad un eccessivo assorbimento dell’acqua rendendo le piante più deboli oltre ad avere conseguenze sul piano dell’alimentazione.

La maggior parte degli organismi del mondo vegetale dissipa l’azoto contenuto nel suolo, le leguminose al contrario arricchiscono il suolo di azoto. Questa differenza è sostanziale per l’agricoltore. Infatti le leguminose agiscono rispetto al suolo come un organo che inspira azoto. Un azoto che è in grado di essere trattenuto dal terreno e di venir reso disponibile non solo per le stesse leguminose ma anche per le colture successive. Le leguminose quindi non solo arricchiscono il terreno ma permettono al suolo una vera e propria inspirazione. Andrebbero sempre coltivate ed inserite nelle rotazioni e dove possibile nelle consociazioni. Il suolo ne viene enormemente arricchito non solo con l’aumento dell’azoto, ma anche attraverso molti microorganismi utili che contribuiscono all’assorbimento di micronutrienti funzionali alla crescita delle piante.

Rudolf Steiner fondatore dell’agricoltura biodinamica insiste su questo argomento dicendo: “Il nostro compito è quello di riconoscere l’essere delle piante in modo che ogni specie sia collocata nell’interno dell’organismo del mondo vegetale così come ogni organo dell’uomo viene collocato nell’insieme dell’organismo umano. Dobbiamo arrivare a vedere le singole piante quali parti di un insieme organico, ed è così che si arriva a comprendere proprio il grande significato delle leguminose.”

Purtroppo la loro coltivazione generalmente rimane un po’ marginale per cui è consigliato inserire le leguminose nell’organismo agricolo biodinamico anche in contesti diversi dalle coltivazioni vere e proprie come ad esempio nelle siepi. Potremo infatti introdurre lungo le aree di biodiversità, come le siepi, l’albero di Giuda, le ginestre e il maggiociondolo. Sarà preferibile introdurre invece nelle fasce boscate la robinia. Queste piante agiscono con un raggio d’azione di decine e decine di metri. Il loro inserimento deve essere visto in modo strategico, in quanto contribuiscono all’intero processo inspiratorio dell’organismo agricolo. Le leguminose erbacee possono essere inserite anche lungo le capezzagne con trifogli ed erba medica, oltre che negli inerbimenti di frutteti, vigneti e uliveti. Il sistema più congeniale per garantire una buona attività delle leguminose è quello di utilizzarle dei sovesci plurispecie, questo garantisce una particolare sinergia tra leguminose ed altre specie vegetali.

Quando un organismo agricolo è dotato di leguminose gran parte dei processi vegetativi sono facilitati. Per rafforzare ulteriormente la circolazione delle forze viventi prodotte dalle leguminose l’agricoltore Demeter, cioè colui che aderisce e mette in pratica coscientemente le linee guida dell’agricoltura biodinamica, sa che deve distribuire sui campi il preparato 500 (cornoletame) e 500k/p (cornoletame compostato) in particolar modo a primavera per favorire tutte le piante ma soprattutto le leguminose.

Il vantaggio pratico nell’uso dei preparati biodinamici in abbinamento alle leguminose sarà un aumento del 15-20% di batteri azotofissatori e di conseguenza un aumento in quantità e qualità delle produzioni agricole.

Fonte: Demeter