Frutta biologica? Sì grazie, può contenere meno batteri…

Frontiers in Microbiology ha pubblicato un nuovo studio che mostra che la diversità microbica dei frutti biologici può essere in grado di tenere a bada i batteri che causano malattie. I ricercatori hanno confrontato le comunità batteriche presenti nelle mele biologiche con quelle presenti nelle mele convenzionali, e hanno scoperto che mentre le mele biologiche e convenzionali contengono la stessa quantità di batteri, le mele biologiche hanno più batteri benefici,  che hanno effetti positivi sulla salute dei consumatori. È stato scoperto che le mele convenzionali ospitano potenziali patogeni di origine alimentare e un minor numero di batteri benefici, mentre le mele biologiche ospitano una maggiore diversità di batteri benefici che espellono efficacemente i patogeni dannosi,  causa talora di malattie di origine alimentare negli esseri umani. Per avere un’idea del microbioma globale di una mela (cioè della comunità batterica presente nel frutto), i ricercatori hanno testato separatamente diversi tessuti come la buccia, il picciolo, i semi e la polpa della frutta. È interessante notare che i diversi tessuti ospitavano comunità batteriche diverse e distinte, con la polpa del frutto – quella parte che mangiamo di più – che ospita la diversità più batterica e la buccia che ne ospita il meno. La gestione biologica ha avuto un impatto importante e positivo sulla diversità dei microbi benefici presenti in questi diversi tessuti. Forse la differenza più importante rivelata dallo studio è stata che mentre la diversità era maggiore in quasi tutti i tipi di tessuto, la polpa delle mele biologiche presentava una diversità microbica molto maggiore, compresi i batteri benefici, rispetto alle mele convenzionali. I ricercatori suggeriscono che la diversità microbica riscontrata nelle mele biologiche può offrire una serie di benefici per la salute, tra cui la soppressione degli agenti patogeni per l’uomo e una riduzione dei sintomi allergici.

La ricerca si può scaricare QUI

Fonte: The Organic Center